Chi si ferma non è perduto
Questa foto l’ho scattata durante il mio ultimo viaggio in Asia, il 23 dicembre 2019. È un’immagine storta ed improvvisa, un po’ come mi è apparsa, mentre stavo cercando altro.
Per noi occidentali è molto economico spostarsi in tuktuk, ma visto che si trattava del nostro terzo passaggio nella capitale thailandese e non avevamo alcuna necessità di rimbalzare a ritmi serrati da un tempio all’altro, abbiamo deciso di macinare km a piedi lentamente, addentrandoci, dove possibile, nelle zone meno inquinate, per sentire l’anima residenziale e scoprire storie inedite.
Questa foto l’ho scattata in quella che viene definita area cinese di Bangkok, e ricordo di aver vocalizzato un “Ih” molto forte, rimanendone abbagliata. Nel dicembre 2018, mentre mi trovavo nell’isola di Palawan nelle Filippine, un ragazzo mi disse: “Manca poco all’anno del maiale, quello dell’abbondanza”, quello, anche, del mio animale preferito.
Ho riflettuto sull’abbondanza che stava portando quell’uomo che mi veniva incontro, pensando al 2019 che si stava concludendo, l’anno per me di 12 viaggi e un matrimonio, con la promessa di viaggiare insieme la vita.
Sono tornata su quello scatto più e più volte, così giallo, così tanto, così in equilibrio, così inaspettato che non potevo lasciarlo andare.
Ho pensato all’anno che sarebbe arrivato, il 2020, secondo l’oroscopo cinese quello del topo: essere intuitivi, reattivi e sapersi adattare alle nuove situazioni sono caratteristiche comuni a chi è nato sotto questo segno.
Sin dai tempi antichi, il topo per l’oroscopo cinese è portatore di prosperità materiale e protettore, viene accostato all’arte figurativa del fascino, associato all’ordine, alla ricchezza, ma non solo; è un animale che richiama anche la morte, l’occulto, l’aggressione e la peste.
“A che cosa andremo incontro?” durante una transizione c’è sempre un occhio al passato e uno al futuro, mentre il presente sta ballando.
Sul Doi Suthep, monte dell’Altopiano di Shan nella Thailandia nord-occidentale, nella provincia di Chiang Mai, ho ricevuto una profezia per l’anno in arrivo.
Ho provato a leggerla in più modi, poi la persona che mi stava accompagnando in quel percorso mi ha detto: “Lasciala qui, bruciala ora e non portarla a casa”, e mi sono fidata. Ad oggi non ne ricordo le parole, in realtà le ho cancellate poche ore dopo, mentre stavo percorrendo i tornanti del ritorno, mi è rimasto solo un alone.
Il 2020 si è manifestato come l’anno del topo alato, quello del pipistrello che ha fatto scattare la pandemia che stiamo ancora vivendo – spesso associata soprattutto nei primi mesi, storicamente, al fenomeno della peste. Tant’è che a Venezia in molti hanno detto: “Se dobbiamo metterci una mascherina, useremo quella del Medico della Peste” (ne abbiamo anche noi due a casa). Al di là di questo, è stato anche l’anno per fermarsi.
Quando ho deciso di aprire il mio blog fatto di viaggi, arte, tè, tisane e caffè, vita, molta vita, e incontri nel mondo, in Italia stava per iniziare il lockdown. “Puoi continuare a scrivere a prescindere”, mi sono detta. Invece no. C’è un tempo per tutto, e per me, non era quello. Fermati e ascoltati.
Il 2020 è stato anche l’anno della mia prima gravidanza, il viaggio interiore più lungo. Come me, molte altre madri che hanno messo al mondo un figlio quest’anno, si sono fatte carico di una forza doppia per vivere serene e trasmettere pace alla vita in arrivo. Un seme entra nella terra e ha bisogno di cura, amore e attenzione per germogliare e fiorire, va coltivato.
Non è stato sempre facile restare lucida quando la psicosi era fuori dalla porta di casa, ma lo stare ben radicata mi ha aiutata, così come lo yoga e le passeggiate in solitudine, la vista dell’acqua e del verde.
Ad ottobre è nato mio figlio Giorgio, che del segno del topo ha sicuramente la grande capacità di adattamento alle situazioni. “Nasco durante una pandemia, come voglio nascere? In movimento e a terra” “Va bene amore, ci proviamo”. Bilancia, ne sento il suo saper mettere pace, il creare equilibrio, donandosi senza chiedere nulla in cambio, in armonia.
Quindi, 2020 per fermarsi e ascoltarsi, ascoltare. Per me è stato anche l’anno del cambio abitativo, che ha segnato il passaggio dall’elemento acqua a quello della terra, con la manifestazione di una necessità forte, sempre più forte, quella di concedermi lo spazio e di circondarmi di verde. Routine abbandonate, routine che sono restate, routine nuove, come quella di coccolare il giardino: l’acqua che va alla terra.
Ritorno alla foto, abbondanza che viene incontro compatta, in un blocco fermo, che sa stare. Il numero Sei, armonia ed equilibrio sia spirituale che fisico, un obiettivo, simbolo della vita domestica che trova stabilità con un matrimonio o un legame forte, duraturo, la vita comunitaria e l’unità familiare. Il luogo del numero 6 è la casa, ne ha cura, anche dei dettagli, includendo l’arte. E la casa quest’anno l’abbiamo vissuta tutti molto. E grazie, come sempre, all’arte, che ci ha saputo tenere compagnia e salvare le nostre giornate, e le nostre anime (e anche corpi).
È stato l’anno del viaggiare stando fermi e arrivare a questa riflessione mi ha fatto venire la voglia di dare un’identità più particolare a questo spazio virtuale. Se non mi fossi fermata, non l’avrei percepito.
Chi si ferma è perduto? Chi si ferma, non è perduto.
Nel 2021, ispirazioni e post: sempre in viaggio, con arte, accompagnati da una tazza di tè.
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Chi si ferma non è perduto
VIAGGIARTE - UNA TAZZA DI TÈ CON ISOTTA
[…] Dopo quel viaggio, però, non ho aperto il blog. È stato il viaggio successivo nel Sud-est asiatico a farmi prendere la decisione, mi trovavo ancora una volta in barca, tra le rive del fiume Mekong, nel Laos. E mi sono detta: “Dai, ci siamo”. Nel pezzo “Chi si ferma non è perduto” spiego com’è andata, potete leggerlo qui. […]